Vivere all’estero è un’esperienza che può aprire il cuore, ampliare le prospettive, e condurre a una trasformazione profonda. Ma per molte persone porta con sé anche una forma sottile di sradicamento interiore: senso di smarrimento, nostalgia, confusione identitaria, crisi del senso.
Non è semplice da spiegare, né da affrontare.
Ma ha un nome. Si chiama esilio dell’anima.
Molti italiani che vivono all’estero arrivano a cercare un supporto psicologico perché si sentono “bloccati”, “spenti”, o “disconnessi da sé stessi”. Ma spesso le parole che hanno a disposizione per raccontare ciò che sentono non sono abbastanza. Il rischio è quello di ridurre il disagio a un’etichetta clinica: “ansia”, “depressione”, “adattamento”.
L’etnopsichiatria ci insegna che la sofferenza non è universale, ma si esprime in modo diverso in base alla cultura, ai simboli, ai miti personali e collettivi. Quando una persona cambia paese, cambia anche il modo in cui si pensa, si sogna, si racconta. E spesso il malessere non riesce più a parlare.
Lavorare online con italiani all’estero significa ascoltare non solo il sintomo, ma anche la frattura simbolica e affettiva che si crea quando si perde la lingua dell’anima.
Nel mio lavoro di psicologo con italiani che vivono all’estero, utilizzo un metodo chiamato Approccio Anima, che si fonda sulla psicologia junghiana ma si nutre anche di strumenti simbolici, narrativi e immaginativi.
Questo approccio si basa su un’idea semplice: ognuno di noi porta dentro di sé un centro profondo, una direzione, un mito personale. Quando ci allontaniamo troppo da questo centro, nasce il sintomo.
Nel vivere all’estero, questo rischio è concreto. Si cambia lingua, si cambia corpo, si cambia ritmo. Si è costretti a reinventarsi, ma non sempre si riesce a portare con sé ciò che conta: i propri sogni, le radici, le immagini guida, le relazioni profonde.
Il percorso che propongo è pensato per chi si trova a cavallo tra due identità: quella di origine e quella che si sta costruendo. Si lavora insieme su:
il senso di smarrimento o nostalgia;
i sintomi ansiosi e depressivi legati allo sradicamento;
la rielaborazione del legame con la lingua madre e la cultura d’origine;
la costruzione di una nuova immagine di sé nel mondo;
il recupero della dimensione immaginale e simbolica della propria interiorità.
Non è una terapia standard. È un viaggio nel territorio dell’anima, con strumenti narrativi, immaginativi, mitologici e simbolici.
È un lavoro che onora la complessità del vivere in esilio senza ridurla a un disturbo.
Italiani che vivono all’estero e sentono un disagio sottile, difficile da spiegare.
Persone che hanno già fatto percorsi ma sentono che “manca qualcosa”.
Chi desidera esplorare la propria interiorità da una prospettiva simbolica e profonda.
Chi cerca un supporto online in lingua italiana, che tenga conto della cultura di origine e delle trasformazioni legate alla migrazione.